Con l’arrivo del clima invernale e delle basse temperature, tutto il corpo deve adeguarsi a nuove condizioni e, in particolare, è importante preservare la funzionalità cardiovascolare. Il freddo può essere un problema per il nostro cuore perché con le basse temperature, l’apparato cardiovascolare viene messo sotto stress.

Il freddo può provocare un incremento della pressione sanguigna dovuta alla vasocostrizione, cioè al restringimento dei vasi sanguigni che si verifica per garantire il regolare flusso di sangue a tutti gli organi vitali. Per irrorare tutti gli organi, deve aumentare sia la frequenza cardiaca che la pressione sanguigna. Entrambe queste funzioni rappresentano un dispendio energetico che, in alcuni soggetti, può causare un affaticamento cardiovascolare, dove i sintomi spesso passano inosservati. Alcune persone, infatti, percepiscono un maggiore senso di stanchezza e/o un battito più accelerato, ma altre non si accorgono del problema finché questo non si presenta con sintomi più importanti.

Chi deve prestare maggiore attenzione in questo periodo dell’anno sono le persone affette da patologie del sistema cardiovascolare, soprattutto chi soffre di ipertensione arteriosa, chi è affetto da scompenso cardiaco e le persone anziane in genere, che sopportano con più fatica le variazioni climatiche.

I principali sintomi da tenere in considerazione sono:

·       senso di peso sul petto;

·       costrizione del torace, anche quando si è a riposo;

·       costante senso di stanchezza e mancanza di fiato anche con minimo sforzo;

·       frequente mal di testa.

Tutte queste manifestazioni possono essere campanelli d’allarme che evidenziano lo scarso apporto di sangue al cuore.

Per proteggere il cuore in inverno, in primis, è importante mantenere il più possibile stabile la propria temperatura corporea, indossando un abbigliamento adeguato sia in casa che all’esterno e sottoporsi a controlli cardiovascolari regolari, qualora ci fossero già i primi segni clinici o qualora fosse già noto un quadro patologico.

Sappiamo che i primi attori e fautori della nostra Salute siamo noi stessi e, quindi, noi abbiamo l’obbligo di attenzionarci, responsabilizzarci e prenderci cura di noi.

Qual è la principale strategia da mettere in atto? Condurre una vita secondo standard salutari, cioè rispettando due punti fondamentali:

1.   sport;

2.   cibo sano.

Se escludiamo i fattori genetici gravi, scopriamo che alimentazione, composizione corporea, livello di attività fisica e stato emotivo sono le variabili più importanti nella regolazione della pressione sanguigna.

Mantenere un’attività fisica leggera ma regolare, come fare delle passeggiate, non può che aiutare a prevenire le malattie cardiovascolari.

La pratica di esercizi che stimolano in modo apprezzabile il sistema cardiocircolatorio (jogging, nuoto o ciclismo) diminuisce del 35% la probabilità di sviluppare ipertensione arteriosa anche tra le persone che ne possono essere geneticamente predisposte o perché presentano fattori di rischio (ad esempio l’obesità). Questo effetto preventivo si manifesta indipendentemente dalla presenza o meno di altri fattori di rischio (fumo o iperlipidemia) e vale per qualsiasi età.

Vari meccanismi sono stati chiamati in causa per spiegare il potenziale “ipotensivo” dell’attività fisica:

riduzione dell’attività del sistema nervoso simpatico, con conseguente diminuzione del tasso plasmatico delle catecolamine,
l’eliminazione di liquidi conseguente all’esercizio, paragonabile a quella ottenuta con i farmaci ad azione diuretica,
aumento del tasso plasmatico di certi ormoni (ad esempio, prostaglandine ed endorfine),
perdita ponderale,
rilassamento mentale.
L’esercizio fisico può essere il primo mezzo di trattamento non farmacologico, eventualmente associato a una dieta con poco sale e a calo ponderale. Laddove sia necessario un contenimento della pressione arteriosa più consistente, l’esercizio deve essere considerato di ausilio, e quindi associato necessariamente, al trattamento farmacologico.

Un programma di attività fisica per considerarsi efficace deve comportare un minimo di tre allenamenti settimanali di almeno 30 minuti. Deve essere privilegiato il lavoro di resistenza (come ad esempio, bicicletta, jogging, camminata veloce o nuoto) mentre andrebbero evitati gli sport di potenza (come pesistica e bodybuilding) poichè aumentano ulteriormente la pressione sanguigna.

 

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Gran parte del nostro lavoro può essere svolto anche a tavola.

Gli alimenti possono facilitare la riduzione della pressione arteriosa attraverso diversi meccanismi:

alimenti con intervento diretto sulla regolazione della pressione arteriosa;
alimenti con funzione diuretica;
alimenti con basso contenuto di sodio (fattore predisponente all’ipertensione primaria sodio-sensibile);
alimenti ad alto contenuto di potassio, magnesio e calcio (che contrastano i livelli di sodio nel sangue favorendo la normalizzazione dei valori di pressione più alta);
alimenti senza molecole stimolanti (che tendono ad aumentare la pressione);
alimenti favorenti il dimagrimento;
alimenti privi di acidi grassi saturi e idrogenati, e ricchi di fibre.
Quali alimenti sono utili e non devono mancare sulla nostra tavola?

·      Olio d’oliva;

·      pesce azzurro e pesce dei mari freddi;

·      semi di chia;

·      aglio e cipolla;

·      ananas, cetriolo, carciofo, finocchio, mela e tarassaco (diuretici);

·      pomodori, melanzane, anguria, zucchine, zucca, lattuga, radicchio,

melone, pesche, albicocche, fagioli, ceci, lenticchie, fave, cereali integrali (ricchi di potassio e magnesio).

 

La Salute è importante e spesso dipende solo da noi.