Il nostro rapporto col cibo?

    Mindful Eating

Oggi non è più una questione di cultura e basta, oggi entrano in gioco tantissimi aspetti che influenzano, regolano, governano, etc.. le nostre scelte, le nostre abitudini e quindi il nostro stesso modo di essere. Non si riesce più a scindere la nostra persona e la personalità dalle nostre scelte, anche di carattere nutrizionale.
Quante volte alla domanda “Chi sei?” abbiamo risposto “sono una maestra (o un medico, un meccanico, etc…)”? Noi ci identifichiamo spesso con il nostro lavoro, con le cose che scegliamo ed anche con il cibo che mangiamo.

Esercitiamo la professione di medico, vestiamo bene perchè ci piace non perchè gli altri si aspettano che io lo faccia. Io sono grasso e quindi mangio quello che voglio perchè tutti si aspettano che lo faccia a giustificazione del mio stesso peso. E così via.
Lungi da me l’idea di entrare nel merito psicologico dell’argomento ma di certo è ormai assodato che esiste un fortissimo rapporto tra la nostra psiche ed il cibo.

L’applicazione della mindfulness nel modulare le abitudini alimentari (Mindful Eating) è un settore di ricerca in forte espansione

La relazione che ognuno di noi instaura con il cibo rappresenta infatti uno dei processi più oscuri e carichi di comportamenti automatici che svolgiamo ogni giorno senza rendercene conto.
Il modo in cui ci alimentiamo riflette il nostro atteggiamento verso l’ambiente e verso noi stessi. Può essere carico di sentimenti di ansia, insoddisfazione, colpa, vergogna o altre esperienze emotive che non comprendiamo profondamente ed immediatamente e contro le quali abbiamo sviluppato una reazione di evasione attraverso in cibo. Il meccanismo di mangiare può infatti nascondere, in molte occasioni, un tentativo di calmare un’interiorità combattuta, tesa, stressata, che vive una certa sofferenza.

Il termine mindfulness viene tradotto come “piena consapevolezza o attenzione consapevole” e si sta rivelando un ingrediente importante nell’approccio ai problemi del comportamento alimentare. Si parla di una prospettiva più globale e inclusiva, che non si limita a suggerire quali alimenti vanno inclusi o esclusi da un piano alimentare, o a misurare le calorie o imporre modelli di comportamento alimentare. Piuttosto si ricorre a pratiche apparentemente distanti dal solito modo di operare. Esse includono la meditazione, l’introspezione, la sperimentazione con il cibo, la condivisione di esperienze col gruppo. Ed ancora l’ascolto ed il rispetto della propria saggezza interna.

Il Mindful Eating

insegna a prestare attenzione alla nostra esperienza del momento con un atteggiamento aperto e non giudicante, con l’intenzione di essere pienamente presenti in ciò che viviamo, in ogni momento.
Nello specifico, un individuo osserva la sua esperienza immediata prima, durante e dopo un pasto. Rendere cosciente il processo di mangiare attraverso l’uso dei sensi ci aiuta a diventare più consapevoli di come, quando, dove, cosa e perché mangiamo. Permette quindi di osservare e conoscere meglio le proprie azioni, i pensieri, i sentimenti e le motivazioni, e dare introspezione circa le radici della salute, del benessere, della felicità e della serenità che solo lo stare bene con se stessi può dare.

L’alimentazione sana e consapevole è uno stile di vita e può essere associato solamente ad una situazione di serenità e di scelta felice. Pensare alla dieta come restrizione calorica ci proietta solo in un regime di privazione e di fame. Mentre è bene pensare di adottare uno stile di vita che comprenda una buona tavola, gustosa, sana e soprattutto ricca di nutrienti che mi consentano di stare bene e in salute, nel rispetto del mio corpo.