Il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, ADHD) è caratterizzato da una durata scarsa o breve dell’attenzione e/o da vivacità e impulsività eccessive, non appropriate all’età del bambino.

L’ADHD è un disturbo presente dalla nascita o che si sviluppa subito dopo.

Alcuni bambini manifestano difficoltà soprattutto di attenzione prolungata, concentrazione e capacità di portare a termine le attività; altri bambini sono iperattivi e impulsivi; altri ancora manifestano entrambi gli stati.

Spesso è necessario ricorrere a farmaci psicostimolanti associati ad ambienti strutturati, routine, un piano di intervento scolastico e tecniche genitoriali modificate.

Molte manifestazioni dell’ADHA sono spesso rilevate prima dei 4 anni e regolarmente prima dei 12 anni, ma possono non influire in modo significativo sul rendimento scolastico e sui rapporti sociali fino all’età scolare media.

 

C’è un possibile ruolo dell’alimentazione nel trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività?

Secondo un recente studio della Ohio State University, una dieta ricca di frutta e verdura sarebbe in grado di ridurre alcuni dei sintomi dell’ADHD. Le analisi effettuate nell’ambito della ricerca, relative a uno studio pubblicato l’anno precedente, hanno riguardato un campione di più di 130 bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni ed erano finalizzate ad indagare gli effetti di un integratore di vitamine e di minerali e di 36 ingredienti vari, sui sintomi dell’ADHD nonché sul carente controllo emotivo. I ricercatori hanno chiesto ai genitori dei bambini di completare un questionario dettagliato sui cibi tipicamente consumati dai loro figli, incluse le porzioni, nell’arco di un periodo di 90 giorni; un altro questionario chiedeva ai genitori di valutare i sintomi e le variazioni del grado di attenzione.

Il team di ricerca ha riscontrato che i bambini che assumevano i micronutrienti, importantissimi per il funzionamento del nostro organismo, avevano una probabilità tre volte più grande di ottenere un miglioramento della sintomatologia ADHD e della disregolazione emotiva in confronto al gruppo placebo. Quelli che mangiano meno frutta e verdura, in altre parole, potrebbero presentare sintomi di disattenzione più gravi, che ad esempio si manifestano come difficoltà a seguire le istruzioni, facile e frequente distraibilità, ripetuti errori nei compiti, problemi a ricordare le cose, a tenere in ordine i materiali o nell’organizzare le attività nel proprio tempo a disposizione. L’analisi trasversale non ha tuttavia stabilito una relazione di causalità.

Lo studio più ampio ha inoltre dimostrato che i bambini le cui famiglie avevano livelli più elevati di insicurezza alimentare – cioè che non erano in grado di rispondere in maniera adeguata e coerente alle proprie esigenze dietetiche – mostravano livelli più alti di irritabilità cronica, stati d’animo arrabbiati ed esplosioni di rabbia, a dimostrazione del fatto che una dieta sana che fornisce tutti i nutrienti di cui i bambini hanno bisogno può aiutarli a ridurre negli stessi i sintomi dell’ADHD.

 

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Le diete per ridurre i sintomi associati all’ADHD comprendono la limitazione dello zucchero, l’eliminazione dei conservanti e l’integrazione con gli acidi grassi omega-3.

La supplementazione con omega-3 è il più recente trattamento nutrizionale con rapporti positivi di efficacia, mentre ciclicamente torna in auge la dieta priva di conservanti sviluppata negli anni ‘70.

Una recente ricerca ha attirato l’attenzione sull’associazione tra ADHD e l’alimentazione di stile occidentale, ricca in grassi e zuccheri raffinati, contro una dieta “salutare” contenente fibra, folati e acidi grassi omega-3.

Gli autori hanno svolto una ricerca della letteratura disponibile su PubMed, deducendone le seguenti raccomandazioni, basate sui rapporti pubblicati e sull’esperienza pratica degli autori stessi.

Le indicazioni per la terapia dietetica sono: il fallimento del trattamento farmacologico, una preferenza dei genitori o del paziente, una carenza di ferro e, quando appropriato, il cambiamento da una dieta di stile occidentale potenzialmente legata all’ADHD ad una dieta sana protettiva nei confronti dell’ADHD.

Tra gli alimenti potenzialmente associati all’ ADHD sono da evitare: i cibi “spazzatura”, la carne rossa e quella trasformata, le patatine fritte e i latticini ad alto contenuto di grassi, le bibite zuccherate. Sono invece da preferire il pesce, le verdure, i pomodori, la frutta fresca, i cereali integrali, l‘olio evo.

Il ferro e lo zinco sono forniti come supplementi in pazienti con carenze riconosciute; possono anche aumentare l’efficacia della terapia con i farmaci stimolanti. In pazienti che non rispondono al trattamento o i cui genitori si oppongono, è opportuno provare una terapia con supplementi con omega-3.

Al momento, forse, il più promettente e pratico trattamento complementare o alternativo per l’ADHD è una maggior attenzione alla formazione dei genitori e dei bambini rispetto a uno schema alimentare più sano, privo dei fattori indicati che predispongono al ADHD e, al contrario, una dieta ricca di alimenti antiossidanti, antinfiammatori e protettivi.